Con il mercoledì delle ceneri prende avvio la quaresima. Questa parte del tempo liturgico è il simbolo della vita di ogni persona umana che si chiede: chi sono io?
Durante i quaranta giorni della quaresima, ci poniamo questa domanda avendo davanti agli occhi, non i nostri ideali umani, ma il Signore Gesù crocifisso e risorto. Egli irradia di luce la nostra vita svelando noi a noi stessi.
Tre esercizi sono la scheda di allenamento in questo tempo: digiuno, preghiera ed elemosina.
Il digiuno lo possiamo intendere in un duplice modo. Innanzitutto come esercizio di essenzialità. Provare, durante i quaranta giorni che precedono la Pasqua, a puntare a ciò che è realmente necessario nella nostra vita. Questo primo esercizio alleggerisce le nostre esistenze spesso ingolfate e ci apre alla condivisione di quanto non risulta indispensabile per noi. Applicandosi con costanza a questo esercizio si giunge a comprendere che per vivere serenamente non è necessario alimentare il bazar che sono diventate le nostre case e incrementare l’impero affettivo a livello relazionale. Inoltre il digiuno è l’esercizio che ci aiuta, un passo alla volta, a uscire dalle nostre dipendenze. Tutti abbiamo delle dipendenze e, in questo tempo, possiamo provare a ridurle e così esercitarci nella virtù della temperanza.
Il secondo esercizio è la preghiera. Spesso si immagina la preghiera come qualcosa di terribilmente tedioso. In realtà, la preghiera è l’ossigeno per la nostra anima. In questa quaresima possiamo rispolverare le nostre Bibbie tirandole fuori dalle librerie e imparare a pregare leggendo i salmi e il Vangelo. In questo tempo liturgico può essere di grande aiuto leggere con distensione i racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù. Possiamo creare un angolo per la preghiera nelle nostre case tenendo semplicemente aperta la Bibbia e ponendo accanto una lampada e, magari, una piccola icona. È di grande sostegno avere un angolo nei luoghi dove viviamo abitualmente che ci richiami al primato di Dio.
Il terzo esercizio è l’elemosina. Questa non è filantropia ma la naturale conseguenza del digiuno e della preghiera. Se pratichiamo il digiuno andando all’essenziale e gestendo le nostre piccole dipendenze riusciamo a riscattare tempo, sostanze e energie da condividere con gli altri. Se preghiamo veramente il nostro cuore avvertirà l’ispirazione dello Spirito Santo che ci spinge verso il prossimo fino alla prova del nove della preghiera: chiedere e offrire perdono.
La quaresima è una palestra con una sua scheda di allenamento. Se ci alleneremo affronteremo noi, stessi conoscendoci più in profondità e avendo come risultato la salute dell’anima.
di Don Claudio Cenacchi
Presbitero dell’Arcidiocesi di Brindisi – Ostuni