LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Per tre domeniche la Liturgia ha proposto dei brani evangelici dove il Risorto offre ai suoi discepoli le prove della sua risurrezione. Nella prima domenica Pietro e il discepolo che Gesù amava vedono le bende nel sepolcro. Nella seconda, Tommaso viene invitato da Gesù a mettere il dito e la mano nelle ferite. Nella terza, Gesù mangia del pesce per dimostrare che non è un fantasma. In questa domenica, inizia, invece, un breve ciclo in cui Gesù sottolinea il rapporto personale tra lui e i suoi discepoli, tra il Buon Pastore e le sue pecore. È la domenica, chiamata, del Buon Pastore e in questa domenica in tutta la Chiesa si celebra la Giornata Mondiale per le Vocazioni.
Il vangelo, infatti, è prettamente vocazionale e non riguarda solo coloro che hanno fatto una scelta di consacrazione religiosa ma ogni cristiano. Ognuno di noi ha la propria vocazione. Ognuno di noi è chiamato a rispondere alla vocazione ad essere uomini e donne felici. Chiamati a vivere e ad essere felici nella quotidianità della nostra vita: ecco la nostra primordiale vocazione.
Come affermavo poc’anzi, in questo nuovo ciclo, Gesù, il Risorto, è vivo ed opera: come dice la prima lettura (At 4,8-12) opera la guarigione dello storpio alla porta bella del tempio per mezzo di Pietro e opera, come pastore, nei confronti dei suoi discepoli di tutti i tempi e di tutti i luoghi (Gv 10,11-18).
L’immagine del Pastore è espressa molte volte all’interno della Sacra Scrittura. I profeti parlano di Yhwh, come il pastore che opera la salvezza per il suo popolo.
Il testo evangelico, a differenza dei profeti, sottolinea che questo Dio non solo opera la salvezza per il suo popolo, ma dona la sua vita. Ed è Gesù stesso che si autodefinisce come il Pastore. Io sono il Buon Pastore! Una delle sette autodefinizioni di Gesù: il sono il pane, vita, strada, verità, vite, porta, pastore. Ed è bello che non dice solo di essere il Pastore, ma il Buon Pastore.
Nella traduzione originale è tradotto il Pastore Bello… La bellezza del Pastore non sta nella sua esteriorità. La bellezza del Pastore sta in un gesto ribadito cinque volte nel vangelo: io offro, io non domando, io dono, io non pretendo, io regalo. Un Dio che non chiede, ma offre; che non prende niente, ma dona tutto; non toglie la vita, ma che dona totalmente la sua vita anche a coloro che gliela tolgono. Allora, carissimi amici, la bellezza di questo pastore sta proprio nell’offrire la vita.
Che significa “offrire la vita”?
Offrire la vita è molto più di un semplice prendersi cura,; è molto più di un semplice esserci. “Offre la vita”, nella logica di Gesù, significa vi consegno il mio modo di amare e di lottare, vi consegno il segreto della vita: donare.
Ecco cosa ci insegna il Pastore Bello: donare, offrie. L’asse della storia è donare. Un uomo per stare bene deve dare. Ma perché per stare bene ogni uomo deve dare? Perché questa è la legge della vita. Se non dai vita attorno a te, entri nella malattia. Se non dai amore il tuo cuore invecchia. Donare la vita, offrire la vita, anche quando i lupi che circondando il nostro essere, la nostra esistenza, le nostre relazioni, il nostro rapporto con Dio sono pronti ad assalirci. Anche in quel momento siamo chiamati a donare. Si, perchè siamo chiamati ad essere come il pastore che protegge il suo gregge e non come il mercenario che dinnanzi al branco dei lupi della nostra storia abbandona il suo gregge. Chi vede venire il lupo e fugge perché non gli importa delle pecore. A Cristo invece importano le pecore, tutte, l’una e le novantanove. L’uomo interessa, l’uomo è importante. Anzi Cristo considera ogni uomo più importante di se stesso, per questo dà la sua vita.
Questa è la certezza: a Dio importa di me. A questo ci aggrappiamo, anche quando non capiamo, soffrendo per l’assenza di Dio, turbati per il suo silenzio. A Dio importa di me. È con me. Il Dio del cristiano non sta bene nei cieli, discende e si compromette nella storia, nella nostra storia.
Il cristiano non può star bene finché non sta bene suo fratello, come agisce Dio con noi. E tutti, a nostra volta siamo pastori di un minimo gregge (la famiglia, le amicizie, l’ambiente lavorativo, la comunità parrocchiale, età) e tutti siamo chiamati a ripetere le parole di Gesù, ma in silenzio e coraggio: tu mi importi, tu figlio amato o sconosciuto fratello, tu incontro d’oggi o compagno di una vita, tu sei importante per me. Da qui parte l’avventura di coloro che vogliono sulla terra, come il pastore bello e coraggioso, custodire e lottare, camminare e liberare.
L’unico modo per fare bella la nostra vita è donare: offrire la vita come il pastore e non come il mercenario.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Sei pronto ad “offrire” la tua vita?
Sei un pastore o un mercenario?
PREGHIERA
Ti lodiamo Dio,
Padre buono,
perché hai voluto la vita dell’uno
legata alla vita dell’altro;
creandoci a tua immagine
hai depositato in noi
questo anelito alla comunione
e alla condivisione:
ci hai fatti per Te
e per andare con Te
ai fratelli e alle sorelle,
dappertutto!
Ti lodiamo Dio,
Signore Gesù Cristo,
unico nostro Maestro,
per esserti fatto figlio dell’uomo.
Ravviva in noi
la consapevolezza
di essere in Te un popolo di figlie e figli,
voluto, amato e scelto
per annunciare
la benedizione del Padre verso tutti.
Ti lodiamo Dio,
Spirito Santo,
datore di vita,
perché in ognuno di noi
fai vibrare la tua creatività.
Nella complessità di questo tempo
rendici pietre vive,
costruttori di comunità,
di quel regno di santità e di bellezza
dove ognuno,
con la sua particolare vocazione,
partecipa di quell’unica armonia
che solo Tu puoi comporre.
Amen.