In diversi mi hanno chiesto se avessi pensato a un sequel per “Se ne ride chi abita i cieli”. Un amico mi ha provocato: “Hai scritto una teoria dell’essere manager fuori e monaci dentro per diventare leader di se stessi. Ci hai provocato per passare dal “potere” come sostantivo, che logora, al “potere” come verbo servile, che innesca un miglioramento. Dire poter camminare, poter sentire, poter capire, poter parlare implica che prima non si riuscisse a farlo. Adesso ci aspettiamo l’eserciziario!”. Così ho raccolto questa sfida, ma in modo un po’ surreale. Sarebbe stato tutto sommato facile continuare filmograficamente la narrazione di cosa sarebbe successo fuori, magari pensando all’abate che si mette in giacca e cravatta, in incognito, come consulente negli uffici del manager, innescando dinamiche relazionali trasversali. Ho voluto invece indagare cosa fosse successo dentro di loro. I due si sono contaminati a vicenda? Quali domande sono fermentate in ciascuno a partire dal loro incontro? Può aver fatto venire alla luce voglia di vita nuova? Sono partito proprio da qui.
La storia insegna che ogni ribellione è il desiderio ardito di detronizzare i tiranni che opprimono. Ri-bellarsi, per me, è avere voglia di “tornare al bello”. Ho allora concentrato lo sguardo all’interno del nostro corpo, poiché mi sono reso conto di come ci sia bisogno di “un’ecologia umana integrale”, di fatto una “ego-logia”, per combattere l’inquinamento interiore, che ci opprime, ci rende infelici o ci fa perdere la strada.
Nasce così un viaggio dentro se stessi, per un’ecologia della propria testa, della pancia, delle mani, del passo che ogni scelta fa fare, da cui emerge il bisogno di ripensare la struttura societaria quotidiana fatta di famiglia e di team, di coppie e di single, di affetti e lavoro, di sogni e paure, di progetti e fallimenti, di opportunità e criticità, di amore e di odio.
L’esperienza drammatica della pandemia ci ha fatto mancare il fiato, perciò serve la voglia e il coraggio di “tornare al bello”. In questo libro ci prova una donna, distinta e brillante, che riflette e pone domande. Ci troviamo sulla carrozza di un treno dove, fermata dopo fermata, salgono a bordo le personificazioni delle nostre parti del corpo. Ecco allora la famiglia del Signor Testa, con la madre Bocca e i tre figli Vista, Udito, Naso; poi la pancia (Progetto Atletico New-Educational: Calcio Incontro & Agonismo) che con la sua complessità energetica si presenta come una squadra di calcio con i suoi undici giocatori: Cuore, che è il capitano, i due Polmoni, i due Reni, poi Stomaco, Milza, Fegato, Intestino, Ombelico e Pudenda. Salgono quindi le mani, Dexter e Sinny, una coppia felice grazie al loro tenersi e mantenersi, supportarsi e sopportarsi. Per ultimo, la nostra protagonista incontra un single, il piede, nei panni del signor Passo, perché si può fare solo un passo per volta.
La casa editrice Mondadori ha commentato: “Da questa intensa catena di incontri, scambi e dialoghi nasce un libro “spiritoso, nel duplice senso di divertente e spirituale” Aggiungo io: fidarsi è bene, ma ribellarsi è meglio!
MONS. GIULIO DELLAVITE