LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 10,1-10
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230430.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La quarta domenica di Pasqua, come ben sappiamo, è chiamata domenica del Buon Pastore.
Desidero soffermare la nostra attenzione su una bellissima immagine presente nel vangelo: la porta.
“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”.
Abbè Pierre affermava: “Bisogna amare le porte perché sono il posto dove nessuno si ferma. Il posto da dove si passa, da dove si parte, dove avvengono tutti gli incontri. Bisogna odiare le porte chiuse, chiuse agli incontri e chiuse a chi parte”.
La porta è il simbolo di un passaggio, la porta sia che sia aperta sia che sia chiusa è il simbolo di un luogo da cui uscire o da cui entrare ed è un punto di passaggio.
Non è un caso che sugli stipiti delle porte, gli ebrei mettano sempre un astuccio contenente un rotolo del Deuteronomio dove si invita tutti quelli che attraversano quella soglia ad amare Dio con tutto il loro cuore, con tutta la loro mente, con tutte le loro forze e di ricordarsi dell’amore di Dio quando entri e quando esci. Chi attraversa la porta deve sempre ricordarsi di essere sempre amati e di amare Dio. Allora, la porta è il luogo sì di passaggio e di incontro ma anche il luogo in cui fare memoria di questo amore che ci viene donato e che siamo invitati, in qualche modo, a ricambiare.
Attraverso la porta si entra, ma entrare dove? Entrare anche dentro noi stessi e dunque potremmo dire che Gesù è l’accesso alla nostra parte più vera, più profonda, a volte più nascosta, di noi. A volte è quella parte che ci fa paura di noi. Gesù è l’accesso che in qualche modo ci permette di entrare in contatto con questa parte molto profonda di noi e quindi divina perché in noi risiede il nostro nome divino: “Io sono la porta…”
Entrare dunque dentro di noi ma anche entrare dentro la Vita, cioè “Io sono la porta” significa che Gesù è una chiave per leggere gli avvenimenti, le cose che stiamo vivendo, la vita stessa. E dunque possiamo fidarci di Gesù perché Gesù è pastore buono/pastore bello, non è mercenario, non lo fa per interesse, lo fa perché si vuole prendere cura.
Chi è il pastore? Colui che custodisce, che si prende cura degli altri e delle cose che sono sotto la sua custodia. È il custode. Ed è bello che Dio stesso venga chiamato “il custode di Israele” come afferma il Salmo 121 “non si addormenta, non prende sonno il custode di Israele”.
Gesù è porta, cioè vita, passaggio, è partenza, è uscita, è incontro perché la porta è il luogo degli incontri: quando uno ti bussa alla porta tu lo incontri quando apri la porta. Quindi la porta è la soglia in cui tu incontri l’altro. È bello allora attraversare la porta o lasciare che l’altro la attraversi per entrare nella nostra casa, nel nostro mondo, nella nostra vita.
Gesù è dunque la vita che incontriamo quando decidiamo di attraversare quella porta o è colui che ci invita ad uscire fuori, che ci porta fuori perché quella porta è APERTA.
Allora pensiamo a quanto sia stata sbagliata quella immagine che “fuori dalla chiesa non c’è salvezza”, perché la porta di questo recinto è Gesù ed è una porta aperta. È una porta dalla quale si può entrare e si può uscire quindi c’è salvezza anche fuori dal recinto, fuori dai nostri tempi, fuori dalle nostre chiese, dai luoghi di culto… c’è salvezza perché Gesù è una porta che non fa violenza a nessuno. Gesù è il collegamento tra il fuori e il dentro, è ciò che permette di entrare e uscire.
Gesù è l’apertura mentale, l’apertura agli altri, al mondo, alla vita. Ed è appunto colui che ti fa uscire. C’è il verbo entrare che è il verbo dell’abitare la vita dentro e fuori di noi. E c’è il verbo uscire che è quell’andare, quel partire, quell’attraversare, quelle partenze che possono essere esodi di libertà, di liberazione e che ci portano anche a nuove consapevolezza.
Ecco perché Gesù è la porta perché ci permette di attraversare, di attraversarci, di rinascere, di essere continuamente partoriti come una nuova creatura, attraverso questi passaggi.
Allora, cosa ci vuole dire questo brano? Che noi per poter trovare noi stessi, per trovare Dio in noi dobbiamo compiere dei passaggi.
Dobbiamo passare attraverso delle porte e i passaggi sono le sfide che la Vita ci mette davanti. Possono essere esperienze nuove che magari ci possono anche impaurire perché ci rimettono in gioco, in discussione o addirittura ci mettono a soqquadro l’esistenza eppure quei passaggi, quelle attraversate sono passaggi pasquali, che veramente fanno rinascere la nostra vita e la fanno rinascere in una maggiore consapevolezza di quello che siamo, che diventiamo e che vogliamo essere.
E guardate che in questi passaggi c’è una sacralità, questo infondo è l’essere custodi, capaci di partorire veramente non aria ma la propria vita.
Quindi le porte sono le sfide che abbiamo di fronte, le esperienze, le uscite dalle nostre sicurezze e abitudini; ci mettono a soqquadro ma ci rimettono anche in vita, ci ridonano una nuova energia.
Gesù dunque è la porta che ci invita ad entrare ed uscire, perché anche attraverso questi esodi, queste uscite noi possiamo trovare maggiore libertà, dignità perché Dio non vuole non vuole schiavi, ma persone libere.
“Bisogna amare le porte perché sono il posto dove nessuno si ferma. Il posto da dove si passa, da dove si parte, dove avvengono tutti gli incontri. Bisogna odiare le porte chiuse, chiuse agli incontri e chiuse a chi parte”.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Quale porta attraversi oggi, col Signore e nel Signore?
Quando ti sei sentito chiamato per nome?
Cosa ti impedisce di fidarti del tuo pastore?
PREGHIERA
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
– Salmo 22 –