LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 22,15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20231022.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
“Questa immagine e l’iscrizione di chi sono?”.
Il Vangelo di questa domenica apparentemente ci presenta una scelta: Cesare o Dio? La moneta o la verità? Il Vangelo, oggi, ci invita a porci semplicemente un interrogativo: di chi sono io? Ci richiama semplicemente alla verità della nostra vita. Se ci pensiamo bene, nel vangelo, l’unica ad essere sincera e vera è la moneta.
La moneta è sincera, esplicita se stessa con una fedeltà e con una verità quasi commovente. La moneta è l’unica cosa ad essere esplicitamente vera in questa pagina evangelica. La moneta è chiara, rimanda senza dubbio a Cesare. Non ci sono dubbi, ne ombre, ne sotterfugi. La moneta è vera. Carissimi, il problema vero è l’ipocrisia e la falsità che “condisce” la nostra esistenza.
Ahimè… quante volte la moneta, l’esteriorità, le cose, si mostrano più coerenti della nostra anima, del nostro cuore, del credo che professiamo.
Quante volte le parole apparentemente devote di alcuni ambienti ecclesiastici, di alcune nostre comunità parrocchiali nascondono ipocriti interessi. Quante volte le nostre parole (dei sacerdoti, dei catechisti,…) si presentano ipocrite e false… Carissimi, meglio Cesare, che ci mette la faccia, che la nostra intima ipocrisia.
Questa non è una pagina sulla suddivisione dei poteri, sulla divisione degli incarichi parrocchiali, sul difendere a tutti i costi un incarico che nessuno mi può e deve togliere, ma sulla verità, sull’essere dei cristiani veri e sulla fatica di reggerne il peso.
Le parole che i discepoli dei farisei utilizzano sono splendide, perfette, esatte. Ma non sono vere. Tratteggiano un profilo di Gesù che nessuno dei suoi discepoli avrebbe saputo scrivere con tanta esattezza: “Maestro sappiamo che sei veritiero e insegni la via secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno…” traiettoria di pensiero perfetta, dogmaticamente ineccepibile ma non vera. Perché chi pronuncia quelle parole non cerca nemmeno di vivere ciò che proclama.
Quante volte predichiamo il perdono e non siamo capaci a perdonare, parliamo di amore e nutriamo vendetta, parliamo di pace e sparliamo.
Carissimi, non è questione di coerenza ma di fede. Fede è ammettere che io non sono ciò che dico, che il Vangelo che proclamo è molto più di me, di quello che sono, dico e faccio.
Nel Vangelo di oggi molto più sinceri dei farisei e dei loro discepoli è quella moneta che rimanda senza esitazioni a Cesare, perché la verità è un legame, è un’appartenenza, la verità non è un contenuto ma un volto.
Gesù è la Verità non solo perché dice cose vere ma, soprattutto, perché il suo vivere nel mondo è stato un costante riferimento al Padre. Perché credeva in quello che diceva. Perché è vissuto ed è morto in nome di quelle parole. È stato coerente nella fede.
Allora, chiediamoci: “di chi sono?”, sono del Padre che ha coniato il mondo a sua immagine e somiglianza, sono del Padre perché ogni cosa che vedo mi parla di lui, ogni cosa ha la sua immagine e iscrizione, soprattutto l’uomo, così complesso e affascinante.
Lasciate pure che la moneta rimandi a Cesare e racconti di un mondo che si può vendere e comprare, ma non dimenticate mai che anche Cesare è di Dio.
Non dimenticate mai di interrogare la vita e di lasciarla parlare. Il volto di Dio emergerà dove l’appartenenza si scioglie in gesti di cura. Dove il “di chi sono?” diventa ricerca di essere amati da qualcuno, diventa preghiera che esplicita le nostre fami d’amore.
“Di chi sono io?”, di chi porto iscrizione di chi sono immagine? “Di chi sono io?” pianto quando non mi sento amato da nessuno. “Di chi sono?” le persone che muoiono da sole? Di chi sono i sogni e le sconfitte? Di chi sono le risate e di chi sono le lacrime? Di chi sono le parole? Di chi sono queste vite che con tanta facilità critico, allontano e non perdono?
Non è una pagina sulla separazione dei poteri ma, al contrario, sull’unificazione del reale. Sul bisogno che abbiamo di essere di qualcuno, perché l’inferno non sono le fiamme, non è qualcosa che sarà ma è già qui quando non abbiamo nessuno a cui affidarci.
Di chi sono io? Ma anche… chi sono io per le persone che si fidano di me? Sento che sono davvero povero? Che di mio non ho nulla ma che posso provare, ogni giorno, a vivere fino in fondo questa durissima povertà che come vuoto rimanda all’Unico che ci attende?
Noi non abbiamo niente perché se comprendiamo di essere suoi … siamo Tutto. Sono immagine di Dio Padre nella quotidianità della mia vita?
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Sono immagine di Dio Padre nella quotidianità della mia vita?
PREGHIERA
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
Sal 95