LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Liturgia della Parola: http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20230205.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
Domenica scorsa, la liturgia della Parola ci ha fatto contemplare la bellissima pagina delle Beatitudini e nella mia riflessione affermavo, che le Beatitudini sono il vestito del discepolo che il Signore cuce a chi aderisce a lui, cioè quando scegliamo di andargli incontro.
In questa domenica, il Vangelo ci parla di sale e di luce. “Voi siete il sale della terra”. Un’immagine forte e semplice quella del sale: solo una vita vissuta sotto il segno delle Beatitudini è una vita che ha sapore e che dona sapore. Il resto è esistenza insipida. E allora comprendiamo che quel “voi siete” non è riferito solo a pochi intimi, il discorso riguarda tutti: è discorso di identità. Il Vangelo con l’immagine del sale intende dichiarare non solo quello che siamo agli occhi del Padre, ma anche quello che siamo chiamati a diventare attraverso il dono della sua vita divina offerto alla nostra umanità per mezzo del suo Verbo incarnato.
Carissimi amici, il vangelo ci consegna una semplice regola d’oro, che non possiamo mai dimenticare. Ogni uomo è chiamato a diventare uomo. Si può perdere sapore non tanto quando si esaurisce l’entusiasmo per la vita o quando il peso sembra così insopportabile da sentirsi a un passo dalla disperazione ma si perde sapore quando non si piange più, non ci si emoziona più, quando non ci si indigna per l’ingiustizia o non si è disposti a pagare per la verità.
Perde sapore chi è troppo pieno di sé, delle proprie sicurezze magari mascherate da gesti religiosi o da gesti di servizio.
Perde sapore chi non ha più l’umiltà di riconoscere che gli altri sono sale per la vita e che ci sono uomini e donne capaci di testimoniare la bellezza delle Beatitudini molto meglio di noi.
“Voi siete la luce del mondo”.
Che bello, siamo il principio della creazione. Essere luce significa creare. Senza la luce tutto è morto. Chi è luce? Colui che riesce a balbettare le Beatitudini. Ed è luce perché fa nascere l’uomo, lo fa venire alla luce.
Il vangelo non ci rende buoni o cattivi, non si tratta di essere buoni o cattivi, ma generativi, fertili.
Il mondo viene alla luce solo dentro gli occhi dei miti e dei non violenti, dentro mani umili e tremanti, nel ventre Vuoto che diventa preghiera.
L’uomo è immagine e somiglianza di Dio quando porta luce al mondo, quando riesce a mettere in evidenza le cose buone che danzano nel Creato, quando riesce a vedere umanità buona in ogni fratello, quando riesce a vedere umanità buona persino in se stesso. “
Non può rimanere nascosta una città che sta sopra un monte” perché non stiamo parlando di azioni ma di identità. Dal momento in cui nasciamo noi siamo esposti, diciamo di noi, nel bene e nel male, non esiste neutralità. Ogni nostra scelta è luce o ombra; è sapore o insipido.
Ogni nostro pensiero è luce o tenebra. La luce è pensata per essere posta sul candelabro, dice il vangelo. Il candelabro non sono le grandi occasioni della vita, ma le circostanze più ordinarie dove il nostro battesimo, ogni giorno, può inverarsi o naufragare: in famiglia, al lavoro, nella comunità di fede di cui facciamo parte, nella vita pubblica e negli spazi della vita privata. In questi contesti siamo chiamati a manifestarci e a consegnarci come sale e come luce, affinché la vita di Dio che scorre in noi mediante il battesimo possa essere un’esperienza di gusto e di senso per tutti.
Come ci ha ricordato il profeta Isaia nella prima lettura, la nostra luce può sorgere «come l’aurora» (Is 58,8) e brillare «come il meriggio» (58,10) solo se il nostro vivere consiste nel «dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo», …se riusciamo ad aprirci agli altri, nel servizio e nella solidarietà.
La bella notizia, che ci è stata oggi consegnata, che il discepolo è luce e sapore, si concretizza «nella debolezza» di ordinari gesti d’amore, gli unici capaci di rendere manifesta tutta la bellezza e la «potenza di Dio».
Siamo sale e luce nella misura in cui riusciamo a dare sapore e ad illuminare la vita dell’altro.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Dov’è il gusto della tua vita, oggi?
In chi puoi dire di aver trovato un raggio della luce del Signore?
In che modo oggi sei chiamato a insaporire ed illuminare le meraviglie del Signore?
PREGHIERA
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.
Salmo 111