Il padre Giovanni, muore a 70 anni lasciando orfano il giovane Camillo e arruolandolo nella guerra contro i Turchi.
Camillo era giudicato da tutti “fantastico e bizzarro”, ciò che nel linguaggio del tempo vuol dire: violento e senza generosità.
Per alcuni anni visse la vita del soldato di ventura, giocandosi tutto ciò che possedeva nelle battaglie, nelle risse, per potersi poi giocare tutto ciò che guadagnava. Scenderà sempre più la scala della dignità, anche militare, arruolandosi in bande malfamate.
Nel 15774 scampò ad un naufragio e, sceso a terra a Napoli, fu preso da una tale frenesia dia giocarsi letteralmente tutto: la liquidazione del congedo, la spada, l’archibugio, i fiaschi della polvere e il mantello.
Finì randagio come un cane, vagabondando senza meta, con vergogna, elemosinando davanti alle chiese. Alla fine dovette adattarsi a lavorare per la costruzione di un convento di cappuccini conducendo due giumenti carichi di pietre, calce e acqua per i muratori.
Rifiutava la fatica con violenza da mordersi le mani per la rabbia, tentato, come confiderà più tardi, di scannare i due giumenti e fuggire.