LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Matteo 2,13-15.19-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Liturgia della Parola: http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20221230.shtml
MI LASCIO ACCOMPAGNARE NELLA MEDITAZIONE
La festa della Santa Famiglia di Nazaret, che celebriamo in questo giorno dell’ottava di Natale, è una magnifica aggiunta al mistero dell’Incarnazione, capace di allargare l’orizzonte della nostra speranza.
Dio non ha voluto soltanto mettersi nei nostri panni e sperimentare l’umiltà della condizione creaturale, ma ha scelto di diventare membro della famiglia umana, rivelandoci che il mistero di un’esistenza diventa autentico solo nella misura in cui accetta di inserirsi dentro una trama di rapporti con l’altro.
L’evangelista Matteo concentra la sua attenzione sulla figura di Giuseppe, il capofamiglia amorevole e premuroso, sempre pronto a mettere da parte se stesso per assumere quei sentimenti di «tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità» con cui lo stesso Cristo saprà manifestare nella sua carne umana tutta la tenerezza del Padre celeste.
Il segreto di quest’uomo, che non dice nulla eppure è in grado di compiere tutto ciò che serve affinché il disegno di Dio si manifesti, sembra essere legato alla disponibilità con cui i suoi sogni umani si lasciano trasformare continuamente nel «sogno» di Dio.
Per ben quattro volte (Mt 1,20; 2,13.19.22) – tre delle quali nel vangelo di oggi – quest’uomo «giusto» (1,19) permette al Signore di prendere «con sé» (1,24) il progetto che egli aveva sulla sua vita e sulla sua famiglia per riceverlo indietro come una chiamata a uscire da se stesso: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi… va’ nella terra di Israele…» (Mt 2,13.20).
La Santa Famiglia si mostra a noi come un modello di vita proprio alla luce di questo atteggiamento di singolare amore, che si esprime nel prendere l’altro così com’è, che accetta di alzarsi nel cuore della «notte» (Mt 2,14) per affrontare il viaggio verso le promesse di Dio. Nella misura in cui, anche noi, siamo disposti ad assumere la vita dell’altro come parte irrinunciabile della nostra stessa vita, il «sogno» dell’incarnazione può rinnovarsi, trasformando le nostre famiglie e le nostre relazioni in un luogo santo, in uno spazio di salvezza, dove la «parola di Cristo» (Col 3,16) ancora si compie.
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Qual è il mio Egitto, quel luogo di debolezza dentro di me, che non perdono e vorrei cancellare, perché la sua esistenza mi ferisce?
Cosa si prova entrando in Egitto con in braccio Gesù?
Cosa prova Gesù nel mettersi nelle mie mani?
PREGHIERA
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Salmo 127