LEGGO IL TESTO
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Liturgia della Parola: https://www.lachiesa.it/calendario/20240811.html
Il Vangelo di questa domenica, XIX del Tempo Ordinario, ci permette di continuare a riflettere sul tema del pane e della vita: vita e pane indissolubilmente impastati.
Un tema che si esplicita chiaramente nella prima lettura che abbiamo ascoltato: Elia è solo nel deserto, ed è tanto disperato da desiderare la morte, sente che forse la sua vita non ha alcun valore, gli sembra che perfino la fede nel suo Dio non valga più niente. E si addormenta. Sfinito. Vive la sua notte buia, propizio come le nostre. E una mano tocca Elia, una mano tocca la nostra spalla in queste nostre notti bui, difficili. «Mangia un po’, bevi un po’».
Un Dio che non risolve i nostri problemi, non agita la bacchetta magica: Lui ci dà un po’ di pane, ci dà un po’ di forza, quel tanto che basta a proseguire il cammino, passo dopo passo.
«Alzati, mangia…»: è questione di vita o di morte il pane, carissimi fratelli e sorelle. È questione di gusto per la vita, che diventa pieno, eterno, infinito, quando c’è Dio a lasciarsi masticare.
Il pane della vita, il pane che è passato attraverso il marcire del chicco, la battitura, la mietitura, che ha provato la macina e il fuoco: è questo il lungo cammino del pane che Gesù ha scelto di essere. «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo…» : non lo ha spiegato Gesù il cielo, non ci ha dato dimostrazioni teologiche di cosa sia e come sia fatto il cielo. Ci ha detto che è Vita indistruttibile.
Carissimi, il Pane che discende dal cielo è Dio che si pone come una questione vitale per l’uomo: davanti a noi sta la vita e la morte. Noi siamo ciò che mangiamo. MangiamoDio per vivere di Dio. Non mangiamo Dio, non ci nutriamo della sua Parola, non preghiamo, non pratichiamo solo per diventare più buoni, ma per nutrirci di un Dio che ci trasforma nell’intimo. E mentre ci trasforma ci umanizza.
Non basta praticare, non basta frequentare, non basta venire in chiesa… dobbiamo assimilare Dio nella nostra umanità, nel nostro corpo, nel nostro cuore, nella nostra anima. Tutto di noi deve dire Dio. Altrimenti, la nostra, è solo una fede da palcoscenico, da teatro.
Assimilare la vita di Gesù non significa solo Eucaristia, non si riduce a un rito, ma comporta una liturgia continua, un discendere instancabile, a ogni respiro, di Cristo in noi.
Vuol dire: sognare i suoi sogni, respirare l’aria limpida e fresca del Vangelo, muoversi nel mare d’amore che ci avvolge e ci nutre: “in Lui siamo, ci muoviamo e respiriamo” (Atti 17,28).
Chiediamoci: di cosa nutriamo la nostra anima e i nostri pensieri? Stiamo mangiando generosità, bellezza, profondità? Oppure ci nutriamo di egoismo, di intolleranza, di miopia dello spirito, di insensatezza del vivere, di paure?
Se ci nutriamo di Cristo, egli ci abita, la sua parola opera in noi (1Ts 2,13), dà forma al pensare, al sentire, all’amare. Parliamo la stessa lingua di Cristo.
Se accogliamo nella nostra vita pensieri negativi, di divisione, questi ci fanno come loro. Se accogliamo pensieri di Vangelo e di bellezza, ci renderanno uomini e donne della bellezza e della tenerezza, le due sole forze per cui questo mondo sarà salvato.
di Padre Walter Vinci MI
ESERCIZIO PER L’ANIMA
Chiediamoci: di cosa nutriamo la nostra anima e i nostri pensieri? Stiamo mangiando generosità, bellezza, profondità? Oppure ci nutriamo di egoismo, di intolleranza, di miopia dello spirito, di insensatezza del vivere, di paure?
PREGHIERA
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Sal 33